Stazione Centrale
Dietro la famosa, monumentale facciata, si percorrono atri, scale e gallerie altrettanto monumentali, sui muri si incontrano opere d'arte, testimonianze di storia e ricordi di vittime. Entrando ci si sente un po’ intimoriti, sembra nello stesso tempo un grand hotel, un museo ed un aeroporto.
Da qui passano oltre 300 mila persone al giorno: i più la attraversano per spostarsi, ma per alcuni è la sede di lavoro. Ogni passeggero ha la sua meta definita e pensa a raggiungerla, non vede gli altri e si crede invisibile nell’anonimato che tutta quella gente in movimento sembra garantire: molti corrono ai treni in partenza o scendono dai treni in arrivo, poi c’è anche chi aspetta qualcuno che arriva, o accompagna qualcuno che parte, chi vi staziona tra un treno e l’altro, chi ci va per incontrare qualche amico o ... proprio "l’amico"; qualcuno, guardando in alto, aspetta un messaggio fondamentale: il binario del suo treno.
Gran parte degli ambienti della Stazione sono affollati, ma non è difficile trovare degli angoli appartati dove regna una calma inaspettata, lontana solo pochi metri dalla confusione.
Nei bar le persone si alternano rapidamente per consumare un caffè, un panino, ma c’è anche qualcuno che sosta più a lungo tra un treno e l’altro, legge il giornale o lavora al computer.
Quando il treno sta per partire e il corridoio tra i binari è già spopolato, c’è chi si ferma sulla porta della carrozza e fuma l’ultima sigaretta prima di partire, una coppia che si scambia un bacio prima di separarsi, qualcuno che arriva trafelato all’ultimo momento, poi, il Capotreno dà il segnale di chiusura delle porte e qualcuno arriva troppo tardi e perde il treno, ma non mostra rassegnazione.
C’è chi torna quotidianamente alla Stazione perché è qui il suo lavoro, ma c’è anche chi ci torna perché è senza casa, ha trovato sotto la Stazione un riparo per dormire tra l’indifferenza generale.
Da qui passano oltre 300 mila persone al giorno: i più la attraversano per spostarsi, ma per alcuni è la sede di lavoro. Ogni passeggero ha la sua meta definita e pensa a raggiungerla, non vede gli altri e si crede invisibile nell’anonimato che tutta quella gente in movimento sembra garantire: molti corrono ai treni in partenza o scendono dai treni in arrivo, poi c’è anche chi aspetta qualcuno che arriva, o accompagna qualcuno che parte, chi vi staziona tra un treno e l’altro, chi ci va per incontrare qualche amico o ... proprio "l’amico"; qualcuno, guardando in alto, aspetta un messaggio fondamentale: il binario del suo treno.
Gran parte degli ambienti della Stazione sono affollati, ma non è difficile trovare degli angoli appartati dove regna una calma inaspettata, lontana solo pochi metri dalla confusione.
Nei bar le persone si alternano rapidamente per consumare un caffè, un panino, ma c’è anche qualcuno che sosta più a lungo tra un treno e l’altro, legge il giornale o lavora al computer.
Quando il treno sta per partire e il corridoio tra i binari è già spopolato, c’è chi si ferma sulla porta della carrozza e fuma l’ultima sigaretta prima di partire, una coppia che si scambia un bacio prima di separarsi, qualcuno che arriva trafelato all’ultimo momento, poi, il Capotreno dà il segnale di chiusura delle porte e qualcuno arriva troppo tardi e perde il treno, ma non mostra rassegnazione.
C’è chi torna quotidianamente alla Stazione perché è qui il suo lavoro, ma c’è anche chi ci torna perché è senza casa, ha trovato sotto la Stazione un riparo per dormire tra l’indifferenza generale.