Benares 1982-2021
Benares, la città santa sul Gange, una delle mete più sacre per i devoti hindu, per la quantità di pellegrini che accoglie, diventa una sintesi dell’India. Ci sono tornato dopo quasi 40 anni e ho cercato di confrontare alcuni aspetti che sono mutati nel corso degli anni, con mia sorpresa, perché quando si va in India per la prima volta, viene spontaneo pensare che non potrà mai cambiare; in effetti molto è rimasto immutato.
L’offerta alberghiera si è enormemente allargata ed è senza dubbio molto più vicino al nostro standard di quanto non lo fosse negli anni ’80, quando trovare un hotel di tipo occidentale era possibile solo in poche grandi città dell'India. Tutto questo non toglie che a Benares ci siano ancora centinaia di migliaia di indiani che vivono in miseria.
Appena uscito dall’aeroporto mi sono reso conto che le motociclette in 40 anni sono subentrate alla biciclette; le automobili sono sicuramente aumentate, ma i veicoli a due e tre ruote sono la stragrande maggioranza dei veicoli circolanti. All’interno della Città i risciò a pedali sono ancora il mezzo di trasporto più diffuso e vengono usati per i più svariati fini. Il traffico è molto intenso e disordinato.
All’alba abbiamo cercato di rivivere l’emozione fortissima ed indimenticabile del 1982, quando abbiamo visto migliaia di devoti assiepati sui ghat del Gange in attesa del primo raggio di sole per entrare in acqua per il bagno purificatore. Oggi, all’alba i ghat sono semivuoti. Si riempiono di gente più tardi, ma il bagno e la crociera in barca sul Gange sono molto meno popolari.
Al tramonto dai primi anni 2000, proprio in questa zona, la semplice cerimonia dei lumini è stata sostituita con una cerimonia che attrae grandi folle sia sulla riva che in barca; sei bramini si "esibiscono" in una cerimonia spettacolare, che ha una grande suggestione anche sui turisti, ma attira soprattutto folle di indiani devoti.
Ho potuto constatare nei giorni della mia visita che lo spirito della Città é rimasto immutato dopo 40 anni: la devozione e la povertà impregnano l'atmosfera e la vita scorre tutta sulla strada, nel labirinto di vicoli della Città vecchia. Sono rimasti i barbieri all’aperto e la gente seduta nel fango o la polvere; nelle vie strettissime si incontrano in continuazione animali liberi, mucche e cani randagi che mangiano qualunque cosa trovino nei vicoli, in alcuni quartieri sono per strada persino i maiali; ovunque si vedono scimmie correre, in albergo sono pronte ad entrare in camera, se trovano la finestra aperta: questa promiscuità che disturba noi occidentali, non imbarazza nessun indiano. Si incontra per strada la povertà esibita dai sadhu, soprattutto in prossimità dei luoghi sacri, però oggi è finalmente meno estrema di quarant'anni fa; la folla dei pellegrini si accalca sempre in prossimità di alcuni templi dove sembra che sia vitale entrare immediatamente, non un secondo più tardi; sui vicoli si affacciano i microscopici laboratori artigiani, come le migliaia di edicole religiose oggetto di devozione; si può incontrare qualcuno, che vende il betel da masticare, oppure una signora seduta a terra, che tiene un cestello da cui sbuca un cobra. Da sempre in questa Città le pire sono accese giorno e notte.
Benares, la città santa sul Gange, una delle mete più sacre per i devoti hindu, per la quantità di pellegrini che accoglie, diventa una sintesi dell’India. Ci sono tornato dopo quasi 40 anni e ho cercato di confrontare alcuni aspetti che sono mutati nel corso degli anni, con mia sorpresa, perché quando si va in India per la prima volta, viene spontaneo pensare che non potrà mai cambiare; in effetti molto è rimasto immutato.
L’offerta alberghiera si è enormemente allargata ed è senza dubbio molto più vicino al nostro standard di quanto non lo fosse negli anni ’80, quando trovare un hotel di tipo occidentale era possibile solo in poche grandi città dell'India. Tutto questo non toglie che a Benares ci siano ancora centinaia di migliaia di indiani che vivono in miseria.
Appena uscito dall’aeroporto mi sono reso conto che le motociclette in 40 anni sono subentrate alla biciclette; le automobili sono sicuramente aumentate, ma i veicoli a due e tre ruote sono la stragrande maggioranza dei veicoli circolanti. All’interno della Città i risciò a pedali sono ancora il mezzo di trasporto più diffuso e vengono usati per i più svariati fini. Il traffico è molto intenso e disordinato.
All’alba abbiamo cercato di rivivere l’emozione fortissima ed indimenticabile del 1982, quando abbiamo visto migliaia di devoti assiepati sui ghat del Gange in attesa del primo raggio di sole per entrare in acqua per il bagno purificatore. Oggi, all’alba i ghat sono semivuoti. Si riempiono di gente più tardi, ma il bagno e la crociera in barca sul Gange sono molto meno popolari.
Al tramonto dai primi anni 2000, proprio in questa zona, la semplice cerimonia dei lumini è stata sostituita con una cerimonia che attrae grandi folle sia sulla riva che in barca; sei bramini si "esibiscono" in una cerimonia spettacolare, che ha una grande suggestione anche sui turisti, ma attira soprattutto folle di indiani devoti.
Ho potuto constatare nei giorni della mia visita che lo spirito della Città é rimasto immutato dopo 40 anni: la devozione e la povertà impregnano l'atmosfera e la vita scorre tutta sulla strada, nel labirinto di vicoli della Città vecchia. Sono rimasti i barbieri all’aperto e la gente seduta nel fango o la polvere; nelle vie strettissime si incontrano in continuazione animali liberi, mucche e cani randagi che mangiano qualunque cosa trovino nei vicoli, in alcuni quartieri sono per strada persino i maiali; ovunque si vedono scimmie correre, in albergo sono pronte ad entrare in camera, se trovano la finestra aperta: questa promiscuità che disturba noi occidentali, non imbarazza nessun indiano. Si incontra per strada la povertà esibita dai sadhu, soprattutto in prossimità dei luoghi sacri, però oggi è finalmente meno estrema di quarant'anni fa; la folla dei pellegrini si accalca sempre in prossimità di alcuni templi dove sembra che sia vitale entrare immediatamente, non un secondo più tardi; sui vicoli si affacciano i microscopici laboratori artigiani, come le migliaia di edicole religiose oggetto di devozione; si può incontrare qualcuno, che vende il betel da masticare, oppure una signora seduta a terra, che tiene un cestello da cui sbuca un cobra. Da sempre in questa Città le pire sono accese giorno e notte.